Integratori alimentari: cosa sono e perché si usano

di Tommaso Vaccaro

Affrontiamo con il dott. Fabrizio Duranti, esperto in nutrizione e metabolismo umano, uno degli argomenti più controversi della medicina ufficiale. Una miriade di prodotti dalle promesse miracolose, si avvale dell'etichetta di "integratore" e si affaccia, allettante, dagli scaffali delle farmacie e perfino dei supermercati. Ma facciamo un po' di ordine.

Potremmo partire dalla considerazione più comune in merito all'assunzione degli integratori: Una dieta corretta e dunque completa, dovrebbe garantire l'assunzione di tutti i nutrienti fondamentali alla nostra salute, perché andare a ricercali anche all'esterno?

Innanzitutto dovremmo domandarci che cos'è effettivamente un'alimentazione corretta, quante persone riescono a seguirla alla lettera e se un'alimentazione di questo genere permette di assumere tutti i nutrienti necessari all'organismo. Riguardo al primo interrogativo abbiamo ormai le idee abbastanza chiare; la risposta agli altri due quesiti porta invece a considerare gli integratori un valido alleato della nostra salute.

Si tratta, infatti, di utili strumenti di supporto alla normale alimentazione, quando questa non garantisce, per svariate ragioni, un adeguato apporto di micronutrienti, utili alla vita delle cellule del nostro corpo. Basti pensare alla storia dei cibi presenti da sempre sulle nostre tavole, che in passato ci fornivano determinati elementi, ma che oggi questo apporto non lo garantiscono più. Per comprendere meglio quest'aspetto, faccio un esempio banale: quello del pesce. In gran parte del pesce che noi consumiamo, infatti, sono presenti dei metalli pesanti accumulatisi col tempo nella parte grassa delle carni e ciò a causa dell'alto livello d'inquinamento dei mari. Tra questi vi è il mercurio, un metallo altamente tossico, in grado di bloccare alcune delle funzioni enzimatiche più importanti dell'organismo. Questo inquinante, una volta assunto, rimpiazza quei minerali presenti nelle cellule che garantiscono, appunto, il buon funzionamento degli enzimi.

Una persona che sta mangiando del buon pesce alla griglia e che magari è convinta di assumere un cibo di qualità, ricco di micronutrienti, si ritrova invece a consumare un prodotto le cui caratteristiche sono, in una certa misura, dannose per la sua salute. In questa circostanza si rende così necessario l'introduzione di minerali esterni che entrano a loro volta in competizione col mercurio e che potrebbero riattivare quella funzione enzimatica precedentemente neutralizzata.

E' ovvio che tutto ciò non accadeva cent'anni fà...

Esattamente. Ma si potrebbe fare anche l'esempio dei dolci fatti in casa. Un tempo, una torta fatta dalla nonna veniva realizzata con dei prodotti naturali che contenevano grassi facilmente ossidabili all'aria aperta e che dunque irrancidivano e diventavano gialli. Oggi le industrie dolciarie, per evitare questo inconveniente, fanno uso di grassi polinsaturi idrogenati resistenti all'ossidazione. Si tratta di elementi sconosciuti al nostro organismo ed altamente aggressivi, che si vanno a inserire nelle membrane cellulari procurando gravi danni. Anche in questo caso si renderà, dunque, necessario supplementare l'assunzione di acidi grassi polinsaturi (gli Omega 3), mediante le compresse d'integrazione.

Gli Omega 3 possono essere reperiti anche dal pesce. Qui si ritorna alla faccenda dell'inquinamento da mercurio, ma se il pesce è di allevamento?

Certamente si risolve il problema dei metalli pesanti, ma si aprono altre questioni. Bisognerebbe conoscere, innanzitutto, le modalità di allevamento. Indagando un pò, si scopre che alcuni dei mangimi più usati per questo tipo di produzione, modificano più o meno parzialmente le caratteristiche intrinseche della parte edibile del pesce. Insomma, si ritorna al punto di partenza. Quindi pensare di potersi alimentare serenamente, avvalendosi della sola dieta del "mangia un po'di tutto" diventa sempre più una chimera. Con questo non voglio dire che le persone che si nutrono "normalmente" sono condannate a chissà quale brutta fine, ma certo è che quanto detto finora depone totalmente a favore della possibilità di assumere alcuni micronutrienti attraverso gli integratori.

La diffidenza nei confronti di questi prodotti nasce anche dal fatto che sotto l'etichetta di "integratore alimentare" si trovano una miriade di sostanze, anche molto diverse tra loro. Come districarsi in questa giungla?

Mi rendo conto che non è facile. Questo anche perché i medici, nel momento in cui si formano professionalmente all'università, studiano quasi esclusivamente i farmaci, senza entrare quasi mai in contatto con questo argomento. Succede dunque che i pazienti praticano molto il "fai da te", con tutti le conseguenze negative che si possono immaginare.

Purtroppo accade anche che, rivolgendosi al proprio medico di fiducia, spesso privo di competenze in materia, quest'ultimo preferisca sconsigliare l'assunzione di integratori, magari esortando all'aumento del consumo di frutta e verdura. Un'indicazione certamente utile, ma per forza di cose parziale. Quindi, in primo luogo, bisogna individuare un esperto che sia in grado di guidarci, sia per quanto riguarda la tipologia di micronutriente da assumere, sia per quanto riguarda il dosaggio. Se poi si considera che sotto la denominazione di integratore alimentare, oggi si trovano in commercio prodotti che nulla hanno a che vedere con questa categoria, ecco che la confusione aumenta ancor di più.

Può farci qualche esempio di sostanze che nulla hanno a che vedere con quello di cui stiamo trattando?

Intendendo per integratore un prodotto che fornisce al nostro organismo dei micronutrienti utili all'ambiente cellulare, non potrebbero certamente rientrare in questa categoria sostanze come l'ormone DHEA o la creatina, quest'ultima utile ad aumentare forza e prestazioni fisiche, o peggio ancora i termogenici che io considero come assolutamente da evitare. Per non parlare poi degli "integratori per dimagrire". I risultati positivi a cui dobbiamo puntare quando lavoriamo sul nostro corpo, devono essere raggiunti attraverso una corretta alimentazione, attraverso l'attività fisica e l'ottimizzazione della sua biologia cellulare. Quest'ultima può avvenire anche attraverso l'introduzione di micronutrienti esterni alla dieta normale.

Entrando più nello specifico, quali sono gli integratori che più consiglia ai suoi pazienti?

Per quanto riguarda gli antiossidanti che permettono di combattere i radicali liberi, tra i principali responsabili dei processi d'invecchiamento delle cellule, posso citare l'acido alfa lipoico. Come già detto, ritengo importante integrare alla normale alimentazione, uno o due grammi di Omega 3 in forma di compresse e un multi minerale. Oppure i fermenti lattici per migliorare la funzionalità intestinale e, ancora, la vitamina C. Con l'assunzione di questi nutrienti è possibile trarre immediati benefici, inquanto si tratta di sostanze utili all'organismo che, se introdotte per un determinato periodo, non producono alcun effetto collaterale, anzi ci aiutano a raggiungere il benessere. Oggi, mettendosi a mangiare una fetta di carne, non si conosce con esattezza cosa si sta assumendo; ci potrebbero essere degli ormoni per far crescere più velocemente l'animale o degli antibiotici per curarlo da eventuali malattie. Certamente si tratta di un alimento più naturale di una compressa, ma la cui composizione è assolutamente sconosciuta. Da qui nasce l'aforisma che talvolta mi fa sorridere, ma che racconta una piccola verità: "Meglio sopravvivere chimicamente, che morire naturalmente".

Intervista a Fabrizio Duranti

Fonte: www.dazebao.org